Storie di economia, bellezza e riscatto per gli aspiranti imprenditori di “Collabora”

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15/02/2022
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Storie di economia, bellezza e riscatto per gli aspiranti imprenditori di “Collabora”

collabora AMBIENTE SOLIDALE

I numeri del corso “Collabora – persone che generano comunità” fanno ben sperare per la costruzione di una rete imprenditoriale fatta soprattutto di persone, impegno, etica, cura per l’ambiente. 

10 tappe attraverso le quali la Caritas Diocesana di Napoli, in sinergia con le Cooperative sociali Ambiente Solidale, Seme di Pace e Città di Leonia e con il contributo dell’8xmille della Chiesa Cattolica, hanno mostrato ai 12 aspiranti imprenditori gli strumenti per individuare una giusta collocazione professionale, senza mai perdere di vista il modello di economia sana, virtuosa, aperta all’integrazione.

Lo stesso modello di economia che caratterizza le realtà imprenditoriali che nell’aula formazione 2 di Villa Fernandes hanno raccontato, in occasione dell’ultimo incontro, storie di bellezza e di riscatto.

I partecipanti hanno così concluso un percorso durato 10 settimane, ritrovando Don Federico Battaglia, responsabile del Progetto Policoro di Napoli e Antonio Capece, direttore di Villa Fernandes.

Con parole di speranza e di entusiasmo, Don Federico ha aperto il suo intervento con la “ricetta perfetta per l’imprenditore”: fantasia e inventiva e una buona dose di “rete”.

ambiente solidale villa fernandes

“È importante” – dice – “costruire un cammino insieme in cui networking e stakeholders camminino l’uno a fianco dell’altra, non nel senso di competizione, ma nel senso di amplificare le risorse e riconoscere l’altro come portatore di un valore, allontanandosi così dalle logiche dell’economia predatoria.

Tutt’altro che vicino alle logiche predatorie è il modello della Cooperativa sociale La Paranza, un esempio di impegno che è capace di riscattare un intero quartiere, come illustra Antonio Iaccarino: “La nostra storia inizia nel 2001, anno in cui padre Loffredo è approdato nel quartiere della Sanità. Ai tempi, il rione era conosciuto per lo più per droga e criminalità organizzata. Ci è voluto un lungo processo di affrancamento, un lavoro sulle coscienze e sull’immaginario collettivo perché quella che raccontiamo ha potuto finalmente considerarsi una storia di riscatto; una storia che nasce dalla fame di cambiamento di un intero quartiere, il Rione Sanità appunto, che è il cuore pulsante delle nostre attività: è qui che lavoriamo per cambiare le cose!”

In questo quartiere diviso tra contrasti e grandi risorse, è nata La Paranza, nel 2006, che ha contribuito al rilancio dell’immagine della città, grazie alla riscoperta del patrimonio artistico e culturale, come la Basilica di Santa Maria della Sanità, al di sotto della quale giacciono le catacombe di San Guadioso. la paranza catacombe di san gennaro

“È cominciato così” – continua Antonio – “un percorso che ci ha portato a vincere, nel 2008, il bando storico-artistico di Fondazione CON IL SUD. Questo è stato il primo passo del processo che ha portato al recupero, alla gestione e all’apertura al pubblico delle altre Catacombe di Napoli, quelle di San Gennaro.”

Così il quartiere Sanità incomincia, forse inconsapevolmente, la sua storia di riscatto, coi tavolini dei bar che occupano gli spazi all’aperto, i menu con traduzione a fronte in lingua inglese e i b&b che aprono per offrire alloggio. La bellezza dei luoghi costituisce l’attrattiva per i flussi turistici e contribuisce all’inserimento del Rione nel circuito di produttività cittadino.

Ciò consente di offrire alternative positive e speranza ai giovani del Rione, grazie allo sviluppo di un’economia sociale che ha dato vita a una rete di piccole cooperative e artigiani. Tutti esempi positivi che dimostrano che esiste un futuro migliore e che hanno eletto il modello di gestione delle Catacombe come modello replicabile anche in altri siti storico-artistici.

“Non mancano le difficoltà” – conclude Antonio – “ma se penso a quanta strada abbiamo fatto dall’inizio, quando i turisti che si perdevano per Capodimonte venivano letteralmente accalappiati e condotti nel Rione, ad oggi, che vantiamo migliaia di visitatori all’anno, la voglia di combatterle e debellarle, queste difficoltà, è più forte che mai!”

Dalla scoperta del bello trasmigriamo alla scoperta del buono, grazie alla seconda testimonianza, quella di Maria Lionello, che fa conoscere la comunità di Slow Food, associazione internazionale no profit impegnata a ridare il giusto valore al cibo, nel rispetto di chi produce, in armonia con ambiente ed ecosistemi.

slow food

Ogni giorno Slow Food lavora in 150 Paesi per promuovere un’alimentazione buona, pulita e giusta per tutti, grazie ai saperi di cui sono custodi territori e tradizioni locali. 

Slow food è inversamente proporzionale alle logiche del fast food” – spiega Maria, fiduciaria della condotta – “il cibo deve essere di tutti e in quanto tale vincola alla custodia di una terra che ci è madre. Il mio cibo ha valore perché proviene da una filiera etica.” 

Il cibo lento è quello che rispetta i tempi della natura, che non anticipa o ritarda, anzi, asseconda le stagioni nella loro alternanza e i terreni nella loro peculiarità. 

Come racconta Bruno Sodano, in un’altra preziosa testimonianza di cui i partecipanti al corso Collabora faranno sicuramente tesoro. 

Bruno è un imprenditore agricolo che per la sua azienda di Pomigliano D’Arco (alias Az. Agricola Bruno Sodano eccellenze campane Napoli) ha scelto un’agricoltura sana (rispetto per la salute), pulita (rispetto del pianeta) e giusta (rispetto del benessere umano), rinnovando la sua scelta ogni giorno.

Negli ettari di terreno coltivati, vi sono molti prodotti tipici del territorio. Tra le eccellenze proposte si possono trovare il pomodoro S. Marzano e la famosa papaccella napoletana, un tipo particolare di peperone con una polpa molto carnosa che viene seminato a fine inverno e raccolto in estate, fino in autunno inoltrato.

Uno degli eventi a cui partecipa l’impresa è “Le vie dei presidi”, un evento che offre ai consumatori il diretto contatto con il produttore, nel corso del quale, oltre alla spiegazione dei prodotti e alle modalità di coltivazione, viene data ai partecipanti l’opportunità di degustare i prodotti proposti e di acquistarli direttamente in azienda. L’azienda partecipa, inoltre, a una serie di eventi Slow Food e a incontri con le scuole per spiegare i metodi di coltivazione, con piccoli laboratori.

La testimonianza di Bruno Sodano è occasione per introdurre la rete dell’alleanza tra agricoltori e ristoratori, sigillata nel volume Osterie d’Italia, ovvero una raccolta delle osterie italiane che rispettano i requisiti “slow food” e che prediligono per i loro piatti prodotti proveniente da agricoltura a km 0.

A concludere l’incontro sono i giovanissimi Andrea Abbruzzese e Debora Di Napoli, due esempi di imprenditori capaci e caparbi, nonostante la loro giovane età. 

Nel racconto della loro testimonianza, entrambi ci tengono a ricordare come loro stessi siano stati fruitori dei servizi dell’Informagiovani di Portici, ripensando a quei momenti come estremamente importanti dal punto di vista formativo. 

“Perché se si vuole volare alto” – dicono – “la formazione non deve mai mancare e deve essere costante e continua!”

La loro scalata al successo inizia paradossalmente in piena pandemia, con l’apertura del primo locale La pokeria.

“All’inizio ci sono anche capitate persone che pensavano si trattasse di un club per giocare a poker” – esordiscono – “è stata necessaria una campagna di comunicazione per spiegare che la poke è una ciotola di riso condito in vario modo, generalmente pesce, tipica delle Hawaii.”

Oltre all’impegno che richiede il locale” – prosegue Andrea – “abbiamo dovuto combattere con le banche, ma anche coi pregiudizi che ancora oggi insistono nei confronti di imprenditori under 30. Tuttavia, l’affidabilità che ci contraddistingue è massima ed è riservata sia ai nostri clienti che ai nostri lavoratori, nei confronti dei quali nutriamo rispetto e stima profondi; sono cresciuti con noi: basti pensare che il nostro primo rider ora è responsabile della logistica. E sempre ci impegneremo affinché questo circuito fatto prima di tutto da persone, possa essere quanto più funzionante e collaborativo.”

I saluti finali sono quelli di Don Federico Battaglia, che chiude il cerchio. La sua speranza, che è un stimolo a fare di più e meglio, è anche la nostra: “Perché lo slogan <persone, luoghi e comunità per uno sviluppo sostenibile> possa essere davvero il faro che illumina la rete professionale dei giovani imprenditori”.

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